martedì 26 aprile 2011

Closer To Your Closet: Meet Ting!

NOME Ting Ting
COGNOME Hu
ETA’ 27
LAVORO Assistente alle vendite, impiego altresì conosciuto come Commessa

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IL TUO STILE
-Bohemien, Bon Ton, Rockandrolla, Scazz, dipende da come mi sveglio la mattina.

I TUOI 5 CAPI PREFERITI
- Abiti drappeggiati
- Gonne a ruota anni '50
- Cardigan monocolore, di tutti i colori
- Tights ultra coprenti d'inverno
- Borse e scarpe di pelle, oramai entro nei negozi e le odoro sempre, quando è vera pelle, l'odore mi inebria.

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LE TUE SCARPE PREFERITE
- Stivali Trippen piatti da combattimento color cuoio
- Flats minimali rosa, nere, cammello
- Sandali, piatti, tacco, sempre a incrocio, altrimenti li perdo in strada.

3 DO’S
- Risvolto nei pantaloni sin sopra il malleolo, slancia la figura e mette in risalto il collo del piede e la scarpa
- Aggiornarsi sulle tendenze
- Essere Ordinate

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3 DONT’S
- Convincersi che il nero sia un passpartout
- Match forzato scarpa-cinto-borsa
- Usare tacco 12/15 se non si sa camminare

3 STILISTI/DESIGNERS CHE AMI
- Marras
- Lanvin
- Mary Katrantzou (fantastica la prossima collezione A/I!)

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ULTIMO ALBUM ASCOLTATO
Adele 21

ULTIMO FILM VISTO
Il Rito con Anthony Hopkins ed un seminarista niente male

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ULTIMO LIBRO LETTO
Niccolò Ammaniti Io e Te

ULTIMO WEBSITE VISITATO

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Ehi, ricordate la nostra Ting? La ragazza ha recentemente messo su un fashion blog outfit-tistico (che trovate qui). Niente robe tamarre coi loghi in bella vista e la presunzione di imporre uno stile (topos bloggheristici di una certa urenda fashion-fauna italica) ma scatti delicati, viaggi, approccio personale ai trend e una certa attenzione alle scarpine (che per la nostra sono anche un mestiere). Go Ting Go!


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mercoledì 13 aprile 2011

"You've got no reason not to fight"

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Qualche mese fa, quando si cominciava a parlare di sgualdrinelle minorenni e non, di scandali al potere, di dimissioni invocate invano, molte italiche donzelle furono scosse da rigurgito femminista e manifestarono nelle piazze e io presi da tali atti sarcastiche distanze.

Non che sia insensibile alle motivazioni, né che non rispetti tali cortei (fra i quali comparivano care amiche) ma il metodo non mi piaceva, condividevo il fine ma non il mezzo che, a mio dire, mancava di efficacia.

Ma era comunque una presa di posizione.

Nel magico mondo della fashionbloggeria nulla si muoveva. E perché avrebbe dovuto? Le ragazzine più famose, recanti al gomito fashionista borsette gentilmente offerte da shopping store on line, forti di collaborazioni più o meno disgraziate e impegnate in pose discutibili, foto del cibo pre-ingestione e outfit maldestramente copiati alla blogger francese (svedese) di turno, non si sono mosse.

Ora, va bene che il fashionblog deve rimanere di contenuto leggero e fruibile e sognante e luisaviaromeggiante ma, di norma, per essere interessanti è necessario avere stile.

Ahimè, ahiahiahi, disdetta, lo stile non sussiste senza personalità e per averne una si devono avere delle opinioni e se si hanno le opinioni queste vengono fuori, in qualche modo.

Ora, i post di contenuto “politico” si trovano nei blog a tematica politica e leggere dei pipponi allucinanti su un blog di outfit sarebbe perfinanco fuori luogo ma, udite-udite, tutto può essere politico e la moda, se intesa non solo come mero elenco dei marchi che s’indossano (shirt HM, skirt MISSONI, shoes YSL, bag MULBERRY), è, storicamente, veicolo di messaggi politici.

I post politici no dunque, nonnoenno, giusto così, ma nemmeno una battuta, una twitterata, un cenno timido, un segnale di attività cerebrale.

Tipo quelle attrici di fiction (cagna, cagna maledetta!) che “No, io non parlo di politica…”.

Intanto però Terry, già citata e stra-citata su The SarDorialist in virtù del suo status di mia blogger preferita, creava una rubrica che si chiama There’s No Reason Not To Fight ricordando, se mai ce ne fosse stato bisogno, che io non eleggo i miei blog preferiti a cazzo.

In There’s No Reasons Not To Fight alcune ragazze rispondono a delle domande che hanno a che fare con tematiche relate alla percezione di sé e del mondo dando vita a dei ritratti eterogenei di donnine contemporanee.

Ora, ci sono tante intervistate interessanti e poi, bum, ci sono anche io che, oltre ad aver abbassato la media (uh yeah) ho avuto la possibilità di dare la mia opinione e, soprattutto, di finire in una delle rubriche più riuscite del blog.

Insomma, questo mio post tratta del“bullarsi molto comesenoncifosseundomani” ma vuole anche essere un ringraziamento a Terry per avermi dato questa opportunità (la settimana scorsa c’era Christina Kelly di Sassy, per dire, e quando mi ricapita?).

Insomma, se vi va, date uno sguardo alla rubrica (qui c’è la mia intervista) ma se non siete ancora lettori di Superqueen vi consiglio di dare un’occhiata al blog nella sua interezza.

Se cercate il tripudio di info nerd-fashioniste fa per voi,

se cercate delle review intelligenti delle collezioni fa per voi,

se per apprezzare una blogger dovete averne stima fa per voi.

Magari se volete vedere foto di gruppo di gente con zeppe e borsette monogrammate no.

Io ve lo dico subito eh.

(Grazie Terry.)

@velvetuzi

PS

Ehi Terry, grazie di tutto tranne della rubrica “Friday Guessing Game” in cui il lettore deve indovinare i titoli dei film osservandone degli screencap “a tema” (vasche da bagno, telefoni, cibo, case).

In genere ne indovino solo una e quando dai le soluzioni non è nemmeno quella lì seppure i film li abbia visti (quasi) tutti ma oramai è troppo tardi, troppo, troppo tardi e c'è già un altro Friday Guessing Game” sugli anelli/pasticcini/porte/scarpe/riccioli/cric d'auto/frullatori... Ehi, lo conosco quel frullatore in quella scena lì! E' Barry Lyndon! Si, si, la scena del frullatore!!!

;)


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